In
un
intimo
discorso
con
sant’Agostino,
sua
madre
disse
che
questo
mondo
non
era
più
oggetto
di
desideri
per
lei.
Dunque
santa
Monica
ci
ha
rivelato
il
contrario
di
quello
che
viviamo
noi,
era
pronta
ad
accettare
la
morte
perché
si
abbandonava
a
Dio.
Preghiamo
per
vivere
o
per
morire?
Anche
lei
era
affezionata
alla
vita,
ma
noi
preghiamo
in
continuazione
per
un
beneficio
terreno.
La
fede
ci
fa
vedere
la
morte
in
un'altra
ottica,
è
stato
così
per
tutti
i
santi.
Senza
Dio
nella
nostra
anima
saremo
sempre
in
difficoltà
nelle
prove
che
la
vita
ci
riserva,
anche
le
più
banali.
Se
non
permettiamo
al
Signore
di
entrare
nel
nostro
cuore
con
il
desiderio
dell'amore,
non
daremo
mai
i
frutti
che
potremmo
dare,
saremo
solamente
piante
sterili
che
non
ricevono
la
luce.
I
nostri
predecessori
ci
hanno
dato
i
segni
dell'amore,
del
rispetto,
dei
veri
valori
della
vita,
ma
noi
non
abbiamo
saputo
fare
altrettanto.
Cantico
d'amore
per
la
vigna
del
Signore
(Isaia
c.5):
“
Il
mio
diletto
possedeva
una
vigna
sopra
un
fertile
colle.
Egli
l'aveva
vangata
e
sgombrata
dai
sassi
e
vi
aveva
piantato
scelte
viti;
vi
aveva
costruito
in
mezzo
una
torre
e
scavato
anche
un
tino.
Egli
aspettò
che
producesse
uva,
ma
essa
fece
uva
selvatica.
Or
dunque,
abitanti
di
Gerusalemme
e
uomini
di
Giuda,
siate
voi
giudici
fra
me
e
la
mia
vigna.
Che
cosa
dovevo
fare
ancora
alla
mia
vigna
che
io
non
abbia
fatto?
Perché,
mentre
attendevo
che
producesse
uva,
essa
ha
fatto
uva
selvatica?
Ora
voglio
farvi
conoscere
ciò
che
sto
per
fare
alla
mia
vigna:
toglierò
la
sua
siepe
e
si
trasformerà
in
pascolo;
demolirò
il
suo
muro
di
cinta
e
verrà
calpestata.
La
renderò
un
deserto,
non
sarà
potata
né
vangata
e
vi
cresceranno
rovi
e
pruni;
alle
nubi
comanderò
di
non
mandarvi
la
pioggia.
Ebbene,
la
vigna
del
Signore
degli
eserciti
è
la
casa
di
Israele;
gli
abitanti
di
Giuda
la
sua
piantagione
preferita”.
Riflettendo
un
po'
ci
rendiamo
conto
di
essere
lontani
dalla
casa
del
Signore,
perché
ci
ha
creati
con
tutto
il
necessario
per
dare
buoni
frutti
in
abbondanza,
con
il
miglior
terreno,
la
sua
parola.
Siamo
solamente
acini
acerbi,
sterili,
non
ci
ha
creato
per
lamentarci.
Abbiamo
la
pazienza?
Cosa
abbiamo
fatto
oltre
che
andare
a
messa?
Nel
capitolo
21
del
Vangelo
di
Matteo
c'è
un’altra
immagine
del
popolo
d'Israele.
Anche
qui
i
vignaioli
non
hanno
fatto
fruttificare
la
vigna
del
Signore,
così
ne
manderà
altri.
Venendo
ai
nostri
tempi
non
è
da
escludere
che
questa
ondata
di
persone
che
arrivano
in
Italia
siano
i
nuovi
vignaioli,
perché
non
siamo
stati
all'altezza.
Non
cade
foglia
che
Dio
non
voglia,
non
dobbiamo
pensare
che
tutti
i
frutti
dobbiamo
darli
noi,
se
non
li
diamo
sarà
peggio
per
noi.
Nell'Antico
Testamento
il
popolo
eletto
che
aveva
beneficiato
dei
prodigi
del
Signore
era
quello
ebraico,
da
lì
erano
nati
tutti
i
profeti
e
i
geni.
È
vero
o
no
che
l'ebraico
ha
delle
capacità
superiori
alla
media?
Da
lì
è
venuta
Colei
che
ha
generato
l'Agnello
di
Dio.
Quel
popolo
non
ha
portato
a
compimento
il
frutto
che
doveva
dare,
così
il
Signore
ha
cambiato
nazione
e
ha
scelto
l'Italia.
Quanti
geni
e
santi
sono
nati
in
Italia?
Quale
nazione
ha
le
opere
come
l'Italia?
Queste
dimostrazioni
di
grandezza
eccelse
sono
iniziate
quando
la
pietra
scartata
da
costruttori
è
stata
messa
in
San
Pietro,
a
Roma.
Però
anche
noi
non
abbiamo
garantito
quei
frutti
che
dovevamo
dare
e
da
alcuni
secoli
si
è
“chiuso
il
rubinetto”.
Chi
ha
saputo
dare
frutti
buoni
e
non
acini
acerbi?
Dove
c'è
odio,
gelosia
e
invidia,
abbiamo
portato
l'amore?
Abbiamo
sostenuto
i
calunniati?
Quanti
hanno
peccato
di
omissione,
di
critica
e
di
giudizio
verso
il
fratello?
La
nostra
nazione
è
stata
premiata
dal
Signore,
ma
l'abbiamo
resa
ai
limiti
della
sterilità
con
i
nostri
errori
e
la
nostra
mancanza
di
coerenza
cristiana.
Mai
avremmo
dovuto
sostenere
leggi
atee.
In
Italia
non
abbiamo
riconosciuto
la
presenza
di
Dio
che
ha
beneficiato
il
nostro
popolo.
Quante
volte
abbiamo
ascoltato
la
parola
dei
Papi?
Il
popolo
ebraico
era
più
penalizzato
come
territorio
rispetto
al
nostro,
per
merito
del
clima
abbiamo
i
frutti
migliori
della
terra.
Dispiacciamoci
dell'ingratitudine
che
abbiamo
dimostrato
a
Colui
che
ha
preparato
il
terreno
nel
migliore
dei
modi.
Siamo
il
popolo
eletto,
non
un
popolo
di
libertini.
Dove
c'è
offesa
abbiamo
portato
il
perdono?
Se
avessimo
fatto
questo
l'Italia
sarebbe
stata
difesa
dall'ondata
di
disordine
che
stiamo
vivendo
in
questo
momento.
Dov'è
il
risultato
delle
nostre
preghiere?
La
qualità
lavorativa
in
Italia
è
(era)
di
primissimo
livello
per
merito
del
Signore,
invece
abbiamo
reso
acido
il
frutto
succulento.
Quante
volte
nella
Bibbia
è
scritto:
"
Guai
a
voi…
"?
Questo
avvertimento
non
l'abbiamo
considerato
seriamente.
Dove
c'è
la
discordia
abbiamo
portato
l'unione?
Non
siamo
concordi
nemmeno
nelle
nostre
famiglie,
nessuno
si
sottomette
all'altro
pur
sapendo
che
la
persona
intelligente
deve
rimetterci
e
cedere
all'orgoglio.
Non
sappiamo
più
parlar
d'amore
e
di
perdono.
Dove
c'è
errore
abbiamo
portato
la
verità?
C'è
confusione
in
ogni
ceto
sociale.
Abbiamo
portato
la
speranza
dove
c'è
la
disperazione?
Questi
sono
i
frutti
che
dobbiamo
portare.
E’
la
parola
di
Dio
che
dà
frutti
prelibati,
cerchiamo
di
capirlo
e
di
concretizzarla,
perché
abbiamo
in
abbondanza
questa
possibilità che oggi dal monte Misma ci viene ricordata dal Signore.
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