© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Le
nostre
sofferenze
sono
dovute
di
più
all’orgoglio
o
ai
problemi
reali?
Siamo
pronti
ad
amare?
Il
digiuno
che
ci
chiede
il
Signore
è
quello
di
spezzare
il
giogo
delle
trame
oscure
demoniache,
che
sono
le
nostre
idee.
Non
possiamo
dare
ogni
vantaggio
al
corpo,
pensando
di
salvare
l’anima
solo
perché
andiamo
a
messa.
Il
bene
di
Dio
ci
dice
di
rinunciare
ai
piaceri
del
corpo,
il
male
invece
ci
dice
di
dare
sfogo
a
tutte
le
sue
richieste.
Poi
ne
paghiamo
le
conseguenze.
A
lungo
andare
la
vita
ci
porta
il
conto
e
diventa
spietata,
ci
conviene?
C’è
una
differenza
tra
alimentare
il
corpo
o
l’anima.
Ciò
che
rinunciamo
con
tanta
fatica
è
ciò
che
ci
dà
più
gioia.
La
luce
dell’anima,
la
fede,
ci
assiste
anche
quando
avremmo
tutte
le
ragioni
per
essere
disperati.
Il
diavolo,
come
il
miglior
pasticciere,
ci
mette
davanti
i
dolci
più
irresistibili.
Poi,
quando
ne
gustiamo
uno,
ne
vogliamo
sempre
di
più
fino
a
diventarne
dipendenti.
Il
pasticciere
lo
vediamo
come
colui
che
ci
soddisfa
in
tutti
i
nostri
gusti:
se
siamo
golosi
diventiamo
più
golosi,
se
siamo
avidi
diventiamo
più
avidi.
Così
ci
facciamo
conquistare
da
lui.
Se
invece
davanti
alle
cose
più
gustose
mostriamo
indifferenza,
non
siamo
più
clienti
credibili
per
il
pasticciere.
Chi
vogliamo
essere?
Quel
pasticcino
ci
chiede
delle
condizioni
inaccettabili,
il
peccato.
Siamo
tutti
clienti
appetibili
per
il
male,
mentre
il
bene
ci
dice
di
non
prenderlo,
che
ci
fa
male,
che
ci
porta
alla
dipendenza.
Il
demonio
si
propone
come
il
più
allettante,
il
più
bello,
il
più
irresistibile,
ci
fa
sentire
come
dei
tonti
se
non
gustiamo
le
sue
delizie.
Mentre
il
Signore
ci
dice
di
rinunciare,
di
farci
da
parte,
di
accettare
la
parte
peggiore,
l’ingiustizia.
Non
possiamo
avere
“la
botte
piena
e
la
moglie
ubriaca”.
L’esperienza
che
il
Signore
ci
ha
dato
è
quella
di
combattere
contro
noi
stessi.
Molti
problemi
e
malattie
sono
innescati
dal
sistema
psicofisico.
A
cosa
serve
andare
a
messa
con
la
rabbia
verso
il
fratello?
Per
colpa
nostra
tante
persone
non
vanno
in
chiesa,
quando
critichiamo
gli
altri,
critichiamo
la
legge
di
Dio.
La
Madonna
non
ha
confidato
a
Roberto
di
aumentare
le
frequentazioni,
ma
di
recuperare
e
conservare
la
fede,
l’amore
tra
di
noi.
Per
essere
amici
di
Gesù
dobbiamo
prendere
la
nostra
croce
e
seguirlo.
L’entusiasmo
e
la
gioia
ci
portano
ad
avere
la
meglio
con
chi
vuole
demolirci,
non
l’offesa
e
la
falsità.
È
quando
veniamo
umiliati
che
vinciamo,
solo
amando
conosceremo
una
realtà
diversa.
Che
bello
se
a
fine
giornata
non
ci
siamo
fatti
provocare
dalle
prove
della
vita.
Il
pasticciere
quando
lo
rifiutiamo
non
ci
gira
più
intorno,
ci
abbandona,
perché
sa
che
è
tempo
perso.
Ma
quando
non
sappiamo
dire
di
no,
ce
ne
fa
vedere
di
tutti
i
colori.
Quando
non
resistiamo
al
male
e
diciamo
che
il
nostro
nemico
è
più
forte,
da
che
parte
stiamo?
Come
possiamo
essere
impauriti
se
stiamo
dalla
parte
di
Colui
che
ha
il
potere
di
qualsiasi
cosa?
Questo
non
vuol
dire
che
non
dobbiamo
essere
prudenti.
Se
preghiamo
Dio
dobbiamo
avere
più
coraggio
e
desiderio
di
amare.
IL TESTIMONE SCOMODO
L’intento
di
ogni
popolo
è
sempre
stato
quello
di
liberarsi
di
un
testimone
scomodo,
Dio.
Quando
si
parla
in
nome
di
Dio,
chissà
il
perché
tutti
si
irritano,
diventano
come
“istrici”.
È
sempre
stato
elemento
di
discussione,
di
contrarietà,
di
accuse
e
di
condanna
in
ogni
ambito
della
società.
Parlando
di
Dio
quasi
viene
il
disgusto.
Si
parla
di
ogni
argomento
ma
si
esclude
a
priori
Dio.
I
cristiani
non
mettono
in
discussione
le
altre
teorie,
perché
avviene
il
contrario?
Siamo
diventati
così
fragili
e
ingenui
che
non
sappiamo
più
a
quale
categoria
apparteniamo.
Crediamo
che
Dio
ha
creato
tutto
e
che
nulla
va
modificato
della
sua
Parola?
Come
possiamo
escluderlo
o
metterlo
in
seconda
linea?
Sappiamo
cosa
vuol
dire
essere
cristiani?
Se
non
c’è
amore
non
c’è
Dio
nelle
nostre
case
e
non
siamo
meglio
di
chi
non
va
in
chiesa.
Cerchiamo
di
capire
chi
vogliamo
essere
e
da
che
parte
vogliamo
stare.
La
“
Lettera
a
Diogneto
”
ci
fa
capire
che
la
qualità
di
vita
del
cristiano
non
è
paragonabile
a
nessun’altra
religione.
Qui
è
presente
una
scuola
di
vita,
non
di
regole,
di
decreti
o
di
quantitativi
di
preghiere.
Queste
devono
venire
in
un
modo
spontaneo,
non
perché
ci
si
sente
obbligati.
Cosa
intendiamo
dire
quando
diciamo
che
bisogna
andare
in
chiesa,
se
siamo
lontani
dalla
caratteristica
umana
e
manchiamo
del
necessario
per
fortificare
la
nostra
vita?
Perché
vogliamo
imporre
preghiere
e
frequentazioni?
Nella
vita
c’è
il
bene
e
il
male,
l’amore
e
l’odio,
il
saporito
e
l’insipido,
la
luce
e
le
tenebre.
Noi
chi
siamo?
Se
non
amiamo
siamo
più
propensi
alla
polemica
e
a
malignare,
cioè
all’odio.
A
cosa
serve
confondere
quelli
che
sono
già
confusi,
dando
delle
indicazioni
che
lasciano
il
tempo
che
trovano?
Dio
lo
si
conosce
nell’amore
non
nei
ragionamenti.
Ci
conviene
perdere
tanto
tempo?
Mettere
in
discussione
la
Chiesa
significa
mettere
in
discussione
la
Santissima
Trinità.
Chi
prega
non
deve
sentirsi
in
diritto
di
giudicare
e
criticare,
lo
spirito
del
discernimento
non
è
escludere
quelli
che
condanniamo
ma
di
andare
a
raccogliere la pecorella smarrita.
I cristiani nel mondo
(dalla Lettera a Diogneto, autore anonimo del
II secolo d.C.)
“
I
cristiani
non
si
differenziano
dagli
altri
uomini
né
per
territorio,
né
per
il
modo
di
parlare,
né
per
la
foggia
dei
loro
vestiti.
Infatti
non
abitano
in
città
particolari,
non
usano
qualche
strano
linguaggio,
e
non
adottano
uno
speciale
modo
di
vivere.
Questa
dottrina
che
essi
seguono
non
l’hanno
inventata
loro
in
seguito
a
riflessione
e
ricerca
di
uomini
che
amavano
le
novità,
né
essi
si
appoggiano,
come
certuni,
su
un
sistema
filosofico
umano.
Risiedono
poi
in
città
sia
greche
che
barbare,
così
come
capita,
e
pur
seguendo
nel
modo
di
vestirsi,
nel
modo
di
mangiare
e
nel
resto
della
vita
i
costumi
del
luogo,
si
propongono
una
forma
di
vita
meravigliosa
e,
come
tutti
hanno
ammesso,
incredibile.
Abitano
ognuno
nella
propria
patria,
ma
come
fossero
stranieri;
rispettano
e
adempiono
tutti
i
doveri
dei
cittadini,
e
si
sobbarcano
tutti
gli
oneri
come
fossero
stranieri;
ogni
regione
straniera
è
la
loro
patria,
eppure
ogni
patria
per
essi
è
terra
straniera.
Come
tutti
gli
altri
uomini
si
sposano
ed
hanno
figli,
ma
non
ripudiano
i
loro
bambini.
Hanno
in
comune
la
mensa,
ma
non
il
letto.
Vivono
nella
carne,
ma
non
secondo
la
carne.
Vivono
sulla
terra,
ma
hanno
la
loro
cittadinanza
in
cielo.
Osservano
le
leggi
stabilite
ma,
con
il
loro
modo
di
vivere,
sono
al
di
sopra
delle
leggi.
Amano
tutti,
e
da
tutti
vengono
perseguitati.
Anche
se
non
sono
conosciuti,
vengono
condannati;
sono
condannati
a
morte,
e
da
essa
vengono
vivificati.
Sono
poveri
e
rendono
ricchi
molti;
sono
sprovvisti
di
tutto,
e
trovano
abbondanza
in
tutto.
Vengono
disprezzati
e
nei
disprezzi
trovano
la
loro
gloria;
sono
colpiti
nella
fama
e
intanto
viene
resa
testimonianza
alla
loro
giustizia.
Sono
ingiuriati,
e
benedicono;
sono
trattati
in
modo
oltraggioso,
e
ricambiano
con
l’onore.
Quando
fanno
dei
bene
vengono
puniti
come
fossero
malfattori;
mentre
sono
puniti
gioiscono
come
se
si
donasse
loro
la
vita.
I
Giudei
muovono
a
loro
guerra
come
a
gente
straniera,
e
i
pagani
li
perseguitano;
ma
coloro
che
li
odiano
non
sanno
dire
la
causa
del
loro
odio.
Insomma,
per
parlar
chiaro,
i
cristiani
rappresentano
nel
mondo
ciò
che
l’anima
è
nel
corpo.
L’anima
si
trova
in
ogni
membro
del
corpo;
ed
anche
i
cristiani
sono
sparpagliati
nelle
città
del
mondo.
L’anima
poi
dimora
nel
corpo,
ma
non
proviene
da
esso;
ed
anche
i
cristiani
abitano
in
questo
mondo,
ma
non
sono
del
mondo.
L’anima
invisibile
è
racchiusa
in
un
corpo
che
si
vede;
anche
i
cristiani
li
vediamo
abitare
nel
mondo,
ma
la
loro
pietà
è
invisibile.
La
carne,
anche
se
non
ha
ricevuto
alcuna
ingiuria,
si
accanisce
con
odio
e
fa’
la
guerra
all’anima,
perché
questa
non
le
permette
di
godere
dei
piaceri
sensuali;
allo
stesso
modo
anche
il
mondo
odia
i
cristiani
pur
non
avendo
ricevuto
nessuna
ingiuria,
per
il
solo
motivo
che
questi
sono
contrari
ai
piaceri.
L’anima
ama
la
carne,
che
però
la
odia,
e
le
membra;
e
così
pure
i
cristiani
amano
chi
li
odia.
L’anima
è
rinchiusa
nel
corpo,
ma
essa
sostiene
il
corpo;
anche
i
cristiani
sono
detenuti
nel
mondo
come
in
una
prigione,
ma
sono
loro
a
sostenere
il
mondo.
L’anima
immortale
risiede
in
un
corpo
mortale;
anche
i
cristiani
sono
come
dei
pellegrini
che
viaggiano
tra
cose
corruttibili,
ma
attendono
l’incorruttibilità
celeste.
L’anima,
maltrattata
nelle
bevande
e
nei
cibi,
diventa
migliore;
anche
i
cristiani,
sottoposti
ai
supplizi,
aumentano
di
numero
ogni
giorno
più.
Dio
li
ha
posti
in
un
luogo
tanto
elevato,
che
non
è
loro
permesso
di
abbandonarlo”.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul
monte Misma
Monte Misma -
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