L'esperienza
che
viviamo
noi
non
è
uguale
a
quella
degli
altri.
Quando
diciamo
che
se
tornassimo
indietro
non
rifaremmo
certi
errori,
significa
che
non
abbiamo
percorso
la
via
giusta.
Ammettiamo
i
nostri
errori?
Tutto
ci
sta
sfuggendo
di
mano
perché
un'alta
percentuale
di
noi
si
basa
sui
propri
ragionamenti
e
non
sulla
verità
di
Dio.
Per
aprire
la
porta
al
bene
bisogna
penalizzare
il
corpo,
per
aprire
quella
del
male
bisogna
penalizzare
l'anima.
Dio
ha
sconfinato
Satana
negli
inferi,
siamo
noi
che
facciamo
risalire
i
suoi
satelliti
con
le
nostre
azioni,
ma
con
l'amore
e
la
bontà
potremmo
farli
ridiscendere.
Essi
ci
illudono
a
un
comportamento
di
vita
non
corretto
basato
principalmente
sull’orgoglio,
il
vero
nostro
nemico
che
ci
invita
a
seguire
la
legge
dell’uomo.
Chi
di
noi
si
lascia
dominare
dal
proprio
istinto?
Chi
di
noi
nutre
gelosia
e
invidia,
critica
e
giudica?
Tutte
le
volte
che
lo
facciamo
apriamo
le
porte
al
male:
se
liberiamo
dieci
nemici
e
invitiamo
un
amico,
la
lotta
diventa
impari.
Quanti
demoni
abbiamo
liberato
in
duemila
anni
di
storia
e
quanti
angeli
dal
cielo
abbiamo
invitato?
Essi
bussano
alla
nostra
porta
e
noi
seguiamo
la
linea
dello
spirito
che
abbiamo
fatto
entrare.
Dio
sa
che
se
non
saremo
prudenti
il
male
ci
distruggerà,
per
questo
ci
ha
lasciato
le
parabole.
Quante
cause
sono
giacenti
in
tribunale
da
gente
che
va
a
messa?
Tante
persone
che
hanno
pregato
molto
sono
all'inferno
e
tante
che
hanno
pregato
poco
sono
in
paradiso.
Invece
i
tribunali
sono
vuoti
dove
si
combatte
per
la
fame,
questi
popoli
ci
insegnano
a
vivere
perché
hanno
un
cuore
diverso
dal
nostro.
La
legge
naturale
è
carità
e
amore,
non
rituali
e
frequentazioni.
Con
questi
ultimi
dimostriamo
di
accettare
la
parola
di
Dio,
ma
se
non
viviamo
in
modo
conforme
ad
essa
diventano
vani.
Dubitiamo
di
chi
ci
dice
il
contrario.
Aprire
la
maniglia
del
bene
ci
costa
rinuncia
e
fatica,
umiliazione
e
sofferenza,
ma
se
amiamo
il
Signore
tutto
diventa
facile.
Chi
invece
non
si
comporta
bene
coinvolge
un'infinità
di
persone.
Quante
ingiustizie
e
tribolazioni
hanno
dovuto
accettare
i
santi?
I
nostri
cari
non
conoscono
tutte
le
nostre
delusioni
perché
non
abbiamo
avuto
il
coraggio
di
farle
pesare.
Ci
farebbe
piacere
se
uno
le
capisse,
non
chiudiamoci
in
noi
stessi
con
pesi
disumani,
chiamiamo
l'amico
vero
senza
dire
più
di
tanto.
Egli
capisce
la
sofferenza,
è
l'angelo
custode
che
il
Signore
ci
manda
in
quel
momento.
Dirà
che
anche
lui
ha
passato
la
stessa
afflizione,
che
possiamo
farcela.
Quando
siamo
dilaniati
dentro,
affidiamoci
al
Signore
e
troveremo
la
pace.
Non
lasciamoci
trasportare
dalla
rassegnazione,
dalla
sofferenza
e
dalla
cattiveria,
così
non
dovremo
ricorrere
ai
medicinali
e
alle
loro
controindicazioni.
È
un
percorso
di
accettazione
e
di
abbandono
a
Dio,
dimostriamoci
coraggiosi
perché
con
la
rabbia
si
fanno
le
cose
peggiori.
Anche
se
non
siamo
giusti,
cerchiamo
di
correggere
il
fratello
quando
siamo
davanti
a
discorsi
contrari
della
nostra
fede,
così
non
pecchiamo
di
omissione
e
sarà
un
monito
anche
per
noi.
Ci
dispiacciamo
quando
uno
non
si
comporta
bene?
Stiamo
attenti
perché
ricevere
il
Signore
non
è
un
rito,
è
una
cosa
seria.
Cristo
è
l'unico
Dio
che
si
è
sacrificato
per
noi,
non
ha
voluto
immolazione
di
vittime
come
avviene
in
altre
dottrine.
Ringraziamolo
amando.
Saremo
buoni
cristiani
quando
abbracceremo
il
nostro
nemico:
è
la
porta
stretta
che
ci
fa
meritare
il
paradiso.
Il
Signore
ha
fatto
i
falegnami
non
le
croci,
quelle
ce
le
siamo
costruite
con
i
nostri
errori.
Dimentichiamoci
solo
il
bene
che
abbiamo
fatto,
ricordiamoci
invece
il
male
che
abbiamo
commesso
,
così
criticheremo
meno
e
accetteremo
ben
volentieri
qualche
ingiustizia
in
sconto
dei
nostri
peccati.
La
croce
è
l'unica
carta
vincente
che
abbiamo
a
disposizione,
dobbiamo
accettare
la
vita
così
com’è,
non
pensare
di
vivere
altre
esperienze.
Diamo
il
meglio
di
noi
dove
ci
ha
posti
il
Signore,
se
siamo
dei
fuoriclasse
verremo
allo
scoperto,
anche
i
grandi
santi
fuoriescono
dalla
loro
quotidianità.
Siamo
solidali
con
la
nostra
Madre
per
le
sofferenze
che
ha
vissuto,
facciamo
nel
nostro
piccolo
qualcosa,
amiamo
senza
criticare
.
Davanti
all'ingiustizia
pensiamo
a
Mater
dolorosa
,
perché
è
quello
che
l'ha
resa
gloriosa.
La
nostra
non
è
una
società
marcia,
chi
ha
dato
da
giovane
se
lo
ritrova
da
vecchio,
chi
si
comporta
bene
nel
cammino
di
cristiano
se
lo
ritroverà
un
giorno.
Preghiamo
come
si
conviene
o
viviamo
da
dissoluti
con
la
pretesa
di
avere
un
risultato
come
se
fossimo
molto
concreti
nella
vita?
I
popoli
che
non
sono
stati
obbedienti
sono
stati
provati
duramente,
questo
ci
deve
far
capire
che
il
Signore
è
anche
giusto,
esigente
e
geloso,
perché
sa
che
ci
ha
dato
di
tutto
in
abbondanza
per
santificarci.
È
meglio
pregare
bene
che
pregare
in
abbondanza,
con
il
sentimento
giusto
davanti
al
fratello
e
senza
malizia
nel
cuore.
Quando
andiamo
a
parlare
di misericordia e di amore, cosa pensano di noi le persone che ci conoscono?
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