Un deserto sul Misma
Se
chiamiamo
“sofferenza”
le
cose
che
facciamo
per
Dio,
allora
non
lo
amiamo.
Perché
non
è
sofferenza
soddisfare
quello
che
ci
chiede
una
persona
amata.
L’amore
può
capovolgere
tutto
e
far
tornare
il
mondo
alle
antiche
origini.
Esso
elimina
tutte
le
magagne
materiali,
economiche
e
fisiche,
e
risana
chi
è
infermo
nella
mente,
nel
cuore
e
nell’anima.
Perché
vogliamo
andare
a
ricercare
continuamente
l'antidoto
farmacologico
che
elimina
il
cancro,
quando
esso
è
già
sconfitto
se
ci
abbandoniamo
totalmente
a
Dio?
L'antidoto
è
nella
natura
e
il
Signore
si
aspetta
che
qualcuno
si
affidi
a
lui
per
rivelarglielo.
Se
non
lo
faremo
piangeremo
sempre
di
più,
purtroppo,
questa
pestilenza
che
ha
mietuto
vittime
come
nessun'altra
malattia.
Chissà
perché
dove
c'è
puzza
di
carogna
e
di
marcio
accorrono
in
tanti,
serpenti,
sciacalli,
avvoltoi,
mentre
dove
c'è
purezza
di
spirito,
stanno
tutti
lontani.
È
incredibile,
ma
è
proprio
così.
Capitava
anche
con
Gesù,
che
era
meraviglioso
e
stupendo,
perché
ha
irritato
le
coscienze
umane.
Nessuna
parola
cattiva
esca
più
dalla
vostra
bocca;
ma
piuttosto,
parole
buone
che
possano
servire
per
la
necessaria
edificazione,
giovando
a
quelli
che
ascoltano.
E
non
vogliate
rattristare
lo
Spirito
Santo
di
Dio,
col
quale
foste
segnati
per
il
giorno
della
redenzione.
Scompaia
da
voi
ogni
asprezza,
sdegno,
ira,
clamore
e
maldicenza
con
ogni
sorta
di
malignità.
Siate
invece
benevoli
gli
uni
verso
gli
altri,
misericordiosi,
perdonandovi
a
vicenda
come
Dio
ha
perdonato
a
voi
in
Cristo
(Ef.4,29-32).
E
se
fossimo
dei
pionieri
che
dobbiamo
cambiare
un'abitudine
millenaria?
Comunemente
infrangono
queste
leggi
coloro
che
pensano
di
non
peccare
e
di
essere
i
più
bravi:
il
diavolo
li
usa
per
disgregare,
perché
quando
ce
n'è
uno
che
stona
non
c'è
più
l’armonia.
Certo,
siamo
liberi
di
dire
quello
che
vogliamo,
ma
non
pensiamo
alle
conseguenze
che
può
avere
una
frase
detta
nei
confronti
di
nostro
fratello.
E
se
i
peccati
più
gravi
fossero
questi?
È
giusto
non
commettere
i
peccati
passionali
o
“tradizionali”,
ma
chi
di
noi
ha
mai
confessato
la
malignità,
l’asprezza,
lo
sdegno,
l’ira,
il
clamore
o
la
maldicenza?
Innanzitutto
non
bisogna
mai
scandalizzarsi
degli
altri,
poiché
il
Signore
non
ci
chiede
quello
che
noi,
invece,
vogliamo
sostenere.
Quando
facciamo
un
giudizio
o
una
critica
non
sappiamo
chi
li
raccoglie,
bastano
due
parole
per
dare
in
mano
un
fucile
alle
persone
maligne
e
sparare
ai
nostri
fratelli.
Dov’è
la
carità
vicendevole?
Se
una
persona
è
già
spietata
di
suo,
è
come
incoraggiarla
ad
esserlo
ancora
di
più.
Bisogna
essere
prudenti,
perché
il
Signore
ci
ha
detto
che
di
ogni
parola
infondata
renderemo
conto
nel
giorno
del
giudizio
e
chi
parla
troppo
non
manca
di
colpa.
Come
può
essere
più
gradito
uno
che
ha
peccato
(il
pubblicano)
rispetto
a
uno
che
prega
(il
fariseo)?
Perché
siamo
umili
quando
abbiamo
il
rimorso
di
coscienza,
dopo
aver
commesso
un
errore.
Anche
i
bambini
si
dispiacciono
di
aver
disobbedito
alla
madre;
se
non
l'avessero
fatto
penserebbero
di
avere
solo
diritti,
come
il
fariseo
che
giudica
e
critica
gli
altri
perché
si
sente
a
posto.
E’
un
errore
clamoroso!
Ci
sono
anche
quelli
che
avanzano
diritti
pur
avendo
commesso
tanti
sbagli
e
non
chiedono
più
neanche
perdono
al
Signore.
Siamo
sicuri
di
non
avere
mai
mancato
di
carità
o
pronunciato
una
parola
cattiva
verso
il
fratello?
Usiamo
la
carità
quando
siamo
in
difetto,
perché
non
lo
facciamo
quando
pensiamo
di
non
aver
peccato?
Perciò
san
Paolo
dice:
"quando
sono
debole,
è
allora
che
sono
forte”
(2Cor
2,10).
Se
uno
ha
peccato
è
debole
ed
è
forte
perché
usa
la
carità
e
l’amore
verso
gli
altri,
anzi
sente
gli
altri
più
bravi
di
lui.
La
vera
carità
la
proveremo
solo
quando
faremo
un
gravissimo
errore
al
nostro
fratello,
allora
il
nostro
cuore
piangerà
per
il
danno
che
gli
abbiamo
causato.
Ma
dobbiamo
arrivare
quell'estremo
per
capirne
il
significato?
La
carità
è
far
felice
il
nostro
fratello,
non
dispiacerci
dopo
avergli
tagliato
la
testa,
con
le
famose
lacrime
di
coccodrillo.
Il
Signore
può
vedere
il
nostro
errore
in
modo
diverso
rispetto
a
noi,
ma
pecchiamo
di
più
quando
manchiamo
alle
sue
esortazioni.
Allora
non
dovremmo
mai
mancare
di
carità
perché
siamo
dei
peccatori
incalliti.
I
santi
si
sentivano
peggiori
degli
altri
perché
riconoscevano
i
propri
limiti
attraverso
il
peccato.
Questi
passaggi
finora
nascosti,
vengono
rivelati
a
noi dal monte Misma per mezzo del profeta Roberto.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Quando siamo più caritatevoli?
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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