Chi
ha
la
fede
e
lo
Spirito
Santo
si
sente
indegno
di
essere
stato
scelto
da
Dio.
Con
il
battesimo
riceviamo
dei
doni
magnifici,
ma
non
raccogliamo
i
suoi
frutti
perché
non
lo
alimentiamo.
Troppo
tardi
ci
svegliamo
quando
ormai
la
nostra
verve
cristiana
è
morta,
come
possiamo
trascurare
per
tanti
anni
il
fiore
più
bello
e
pensare
che
sia
ancora
vivo?
Dobbiamo
rappacificarci
con
il
nostro
fratello,
se
non
vuole
fare
altrettanto
è
un
problema
suo
però
non
giudichiamolo
né
critichiamolo,
auguriamogli
ogni
bene
e
benediciamo
la
sua
famiglia
con
una
preghiera.
L'angelo
del
bene
può
scendere
su
una
casa
se
noi
lo
invochiamo,
così
avviene
per
l'angelo
del
male.
Il
bene
e
il
male
passa
attraverso
l'uomo,
chi
critica
e
giudica
manca
di
carità,
dobbiamo
dirlo
ai
nostri
fratelli.
E’
la
nostra
vera
missione,
anche
se
scomoda.
Dubitare
è
un
peccato
di
inimicizia.
L'uomo
gradito
a
Dio
è
odiato
dagli
uomini,
essi
cercano
sempre
di
denigrarlo
perché
ribalta
le
coscienze.
Perciò
Santo
Stefano
è
stato
lapidato.
Nel
giorno
del
suo
martirio
è
avvenuto
il
cambiamento
di
Saulo
il
quale
ha
incrociato
gli
occhi
con
colei
che
sapeva
essere
la
madre
di
Gesù.
Essere
cristiani
è
un
alta
scuola
di
vita,
è
una
professione,
una
missione
che
non
ha
paragoni.
Conosciamo
la
legge
di
Dio
oppure
vediamo
diavoli
e
carismatici
dappertutto?
Ci
immaginiamo
Maria
Santissima
cadere
a
terra
mentre
recita
il
Magnificat
o
alzare
le
mani?
Che
doni
abbiamo
ricevuto
se
non
riusciamo
a
rappresentare
amore,
gioia,
pace,
pazienza,
benevolenza,
bontà,
fedeltà,
mitezza
e
dominio
di
sé?
Non
interviene
la
magia
quando
si
invoca
lo
Spirito
Santo,
esso
agisce
in
modo
misterioso,
nel
silenzio,
arriva
quando
meno
ce
l'aspettiamo.
Ci
fa
parlare
in
modo
diverso
a
seconda
di
chi
abbiamo
davanti,
non
ci
fa
ripetere
le
stesse
cose.
Il
carisma
di
un
uomo
è
forte
quando
non
sa
di
averlo.
La
preghiera
serve
per
lodare
e
ringraziare,
non
è
una
frase
magica
che
risolve
i
problemi
né
un
merito
acquisito.
Abbiamo
trasformato
il
nostro
Paese
in
una
valle
di
lacrime,
dove
tutti
parlano
in
nome
della
Madonna.
Lasciamo
stare
il
suo
nome
e
amiamoci,
non
inventiamo.
Quanti
di
noi
dicono
quello
che
ha
rivelato
Dio
e
di
quanti
dicono
quello
che
non
ha
rilevato?
Chi
falsifica
infrange
il
secondo
comandamento,
non
solo
renderemo
conto
dei
nostri
errori
ma
anche
di
quello
che
abbiamo
trasmesso
agli
altri:
“Perdonami
Signore
per
le
cavolate
uscite
dalla
mia
bocca
che
hanno
portato
confusione”.
La
nostra
ragione
non
proviene
dalla
carne
ma
dallo
spirito
e
dall’intelligenza
che
Dio
ha
messo
in
noi,
da
quella
sapienza
che
ha
dimostrato
di
avere
creando
il
mondo.
Come
può
mantenersi
fermo
e
sospeso
nel
vuoto
mentre
è
in
movimento?
Come
può
il
mare
non
svuotarsi?
E’
così
da
milioni
di
anni,
dovremmo
stupirci
ogni
giorno
di
ciò
che
vediamo.
Dio
non
ha
creato
questa
meraviglia
per
metterci
in
mano
ai
mostri,
però
ci
vuole
la
palestra
della
vita.
Coloro
che
sono
stati
in
trincea
sono
molto
più
formati
nelle
difficoltà
e
non
vogliono
sentirne
parlare,
ma
coloro
che
non
hanno
avuto
prove
sono
più
propensi
a
inventare
esperienze,
si
costruiscono
artificialmente
e
vendono
miracoli
a
basso
prezzo.
Stiamo
attenti
a
quelli
che
parlano
troppo
e
vogliono
convincere.
I
veri
cristiani
devono
passare
attraverso
tribolazioni,
non
hanno
voglia
di
parlare
di
Dio
né
di
inventare.
Umanamente
non
è
conveniente
essere
strumenti
del
Signore,
si
viene
messi
nella
condizione
di
essere
criticati,
persino
gli
amici
di
Gesù
dicevano
di
lui
che
era
fuori
di
sé
quando
parlava
(Mc
3,21).
La
nostra
autenticità
è
la
croce,
chi
la
sa
portare
viene
premiato
in
un
modo
molto
abbondante,
non
si
affida
a
Dio
per
farsela
togliere.
Siamo
credibili
nel
silenzio
e
quando
amiamo.
Il
popolo
sostiene
i
falsi
e
condanna
i
giusti
come
ha
fatto
con
Barabba.
Parlare
in
nome
di
Dio
è
una
dichiarazione
di
guerra,
si
è
con
le
spalle
al
muro
dove
nessuno
può
far
niente
e
qualsiasi
cosa
si
dica
o
si
faccia
va
contro
di
sé.
Lo
sapeva
bene
il
profeta
Geremia.
Siamo
degni
di
pregare?
Siamo
altruisti,
sinceri
e
caritatevoli
o
preghiamo
solo
per
ottenere?
È
una
cosa
seria,
bisogna
capire
che
abbiamo
davanti
colui
che
ha
creato
tutte
le
cose
e
ha
vinto
la
morte.
Il
nostro
Dio
non
è
scolpito
sulla
roccia
o
su
un
tronco,
merita
più
di
attenzione
da
parte
nostra.
Dobbiamo
corrispondere
alla
sua
parola,
perché
con
la
bocca
si
benedice
e
col
cuore
si
maledice.
Il
Signore
è
esigente,
ci
ha
insegnato
perfino
a
pregare.
Chi
di
noi
ha
veramente
fiducia
di
Dio
e
si
sente
protetto?
Mai
ci
deve
sfuggire
quello
che
è
capitato
a
Mosé,
quando
sotto
la
pressione
del
popolo
di
Israele
ha
avuto
un
momento
di
esitazione
battendo
il
bastone
sulla
roccia.
Dio
è
stato
intransigente,
non
gli
ha
concesso
di
entrare
nella
terra
promessa.
Eppure
era
un
gigante
della
fede,
aveva
superato
tante
prove
ed
era
uomo
di
pace
e
di
amore
anche
quando
serviva
il
Faraone.
Come
giudicherà
quello
che
esce
dalla
nostra
bocca?
Parliamo
solo
del
Vangelo
non
di
rivelazioni
private
che
poi
finiscono
nel
nulla.
La
buona
condotta
viene
scontata
dalla
pena
nella
giustizia
umana,
così
l
a
nostra
preghiera
vale
se
dimostriamo
di
avere
una
buona
condotta.
A
chi
fa
la
carità
verrà
scomputata
una
forte
dose
di
peccati,
però
deve
venire
da
un
sentimento
genuino
e
con
il
pentimento
delle
proprie
colpe.
La
fede
non
ci
rende
vendicativi,
dobbiamo
amare
anche
quando
non
siamo
amati.
Il
santo
non
ha
parlato
molto,
ha
trasmesso
molto
accettando ingiustizie e tribolazioni, impariamo a dire molto meno e a fare molto di più.
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