Le nostre sofferenze sono dovute di più all’orgoglio o ai problemi reali? Siamo pronti ad amare? Il digiuno che ci chiede il Signore è quello di spezzare il giogo delle trame oscure demoniache, che sono le nostre idee. Non possiamo dare ogni vantaggio al corpo, pensando di salvare l’anima solo perché andiamo a messa. Il bene di Dio ci dice di rinunciare ai piaceri del corpo, il male invece ci dice di dare sfogo a tutte le sue richieste. Poi ne paghiamo le conseguenze. A lungo andare la vita ci porta il conto e diventa spietata, ci conviene? C’è una differenza tra alimentare il corpo o l’anima. Ciò che rinunciamo con tanta fatica è ciò che ci più gioia. La luce dell’anima, la fede, ci assiste anche quando avremmo tutte le ragioni per essere disperati. Il diavolo, come il miglior pasticciere, ci mette davanti i dolci più irresistibili. Poi, quando ne gustiamo uno, ne vogliamo sempre di più fino a diventarne dipendenti. Il pasticciere lo vediamo come colui che ci soddisfa in tutti i nostri gusti: se siamo golosi diventiamo più golosi, se siamo avidi diventiamo più avidi. Così ci facciamo conquistare da lui. Se invece davanti alle cose più gustose mostriamo indifferenza, non siamo più clienti credibili per il pasticciere. Chi vogliamo essere? Quel pasticcino ci chiede delle condizioni inaccettabili, il peccato. Siamo tutti clienti appetibili per il male, mentre il bene ci dice di non prenderlo, che ci fa male, che ci porta alla dipendenza. Il demonio si propone come il più allettante, il più bello, il più irresistibile, ci fa sentire come dei tonti se non gustiamo le sue delizie. Mentre il Signore ci dice di rinunciare, di farci da parte, di accettare la parte peggiore, l’ingiustizia. Non possiamo avere “la botte piena e la moglie ubriaca”. L’esperienza che il Signore ci ha dato è quella di combattere contro noi stessi. Molti problemi e malattie sono innescati dal sistema psicofisico. A cosa serve andare a messa con la rabbia verso il fratello? Per colpa nostra tante persone non vanno in chiesa, quando critichiamo gli altri, critichiamo la legge di Dio. La Madonna non ha confidato a Roberto di aumentare le frequentazioni, ma di recuperare e conservare la fede, l’amore tra di noi. Per essere amici di Gesù dobbiamo prendere la nostra croce e seguirlo. L’entusiasmo e la gioia ci portano ad avere la meglio con chi vuole demolirci, non l’offesa e la falsità. È quando veniamo umiliati che vinciamo, solo amando conosceremo una realtà diversa. Che bello se a fine giornata non ci siamo fatti provocare dalle prove della vita. Il pasticciere quando lo rifiutiamo non ci gira più intorno, ci abbandona, perché sa che è tempo perso. Ma quando non sappiamo dire di no, ce ne fa vedere di tutti i colori. Quando non resistiamo al male e diciamo che il nostro nemico è più forte, da che parte stiamo? Come possiamo essere impauriti se stiamo dalla parte di Colui che ha il potere di qualsiasi cosa? Questo non vuol dire che non dobbiamo essere prudenti. Se preghiamo Dio dobbiamo avere più coraggio e desiderio di amare. IL TESTIMONE SCOMODO L’intento di ogni popolo è sempre stato quello di liberarsi di un testimone scomodo, Dio. Quando si parla in nome di Dio, chissà il perché tutti si irritano, diventano come “istrici”. È sempre stato elemento di discussione, di contrarietà, di accuse e di condanna in ogni ambito della società. Parlando di Dio quasi viene il disgusto. Si parla di ogni argomento ma si esclude a priori Dio. I cristiani non mettono in discussione le altre teorie, perché avviene il contrario? Siamo diventati così fragili e ingenui che non sappiamo più a quale categoria apparteniamo. Crediamo che Dio ha creato tutto e che nulla va modificato della sua Parola? Come possiamo escluderlo o metterlo in seconda linea? Sappiamo cosa vuol dire essere cristiani? Se non c’è amore non c’è Dio nelle nostre case e non siamo meglio di chi non va in chiesa. Cerchiamo di capire chi vogliamo essere e da che parte vogliamo stare. La Lettera a Diogneto ci fa capire che la qualità di vita del cristiano non è paragonabile a nessun’altra religione. Qui è presente una scuola di vita, non di regole, di decreti o di quantitativi di preghiere. Queste devono venire in un modo spontaneo, non perché ci si sente obbligati. Cosa intendiamo dire quando diciamo che bisogna andare in chiesa, se siamo lontani dalla caratteristica umana e manchiamo del necessario per fortificare la nostra vita? Perché vogliamo imporre preghiere e frequentazioni? Nella vita c’è il bene e il male, l’amore e l’odio, il saporito e l’insipido, la luce e le tenebre. Noi chi siamo? Se non amiamo siamo più propensi alla polemica e a malignare, cioè all’odio. A cosa serve confondere quelli che sono già confusi, dando delle indicazioni che lasciano il tempo che trovano? Dio lo si conosce nell’amore non nei ragionamenti. Ci conviene perdere tanto tempo? Mettere in discussione la Chiesa significa mettere in discussione la Santissima Trinità. Chi prega non deve sentirsi in diritto di giudicare e criticare, lo spirito del discernimento non è escludere quelli che condanniamo ma di andare a raccogliere la pecorella smarrita. I cristiani nel mondo (dalla Lettera a Diogneto, autore anonimo del II secolo d.C.) I cristiani non si differenziano dagli altri uomini per territorio, per il modo di parlare, per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno dei bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non è loro permesso di abbandonarlo”. Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Il pasticcere
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© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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Le nostre sofferenze sono dovute di più all’orgoglio o ai problemi reali? Siamo pronti ad amare? Il digiuno che ci chiede il Signore è quello di spezzare il giogo delle trame oscure demoniache, che sono le nostre idee. Non possiamo dare ogni vantaggio al corpo, pensando di salvare l’anima solo perché andiamo a messa. Il bene di Dio ci dice di rinunciare ai piaceri del corpo, il male invece ci dice di dare sfogo a tutte le sue richieste. Poi ne paghiamo le conseguenze. A lungo andare la vita ci porta il conto e diventa spietata, ci conviene? C’è una differenza tra alimentare il corpo o l’anima. Ciò che rinunciamo con tanta fatica è ciò che ci più gioia. La luce dell’anima, la fede, ci assiste anche quando avremmo tutte le ragioni per essere disperati. Il diavolo, come il miglior pasticciere, ci mette davanti i dolci più irresistibili. Poi, quando ne gustiamo uno, ne vogliamo sempre di più fino a diventarne dipendenti. Il pasticciere lo vediamo come colui che ci soddisfa in tutti i nostri gusti: se siamo golosi diventiamo più golosi, se siamo avidi diventiamo più avidi. Così ci facciamo conquistare da lui. Se invece davanti alle cose più gustose mostriamo indifferenza, non siamo più clienti credibili per il pasticciere. Chi vogliamo essere? Quel pasticcino ci chiede delle condizioni inaccettabili, il peccato. Siamo tutti clienti appetibili per il male, mentre il bene ci dice di non prenderlo, che ci fa male, che ci porta alla dipendenza. Il demonio si propone come il più allettante, il più bello, il più irresistibile, ci fa sentire come dei tonti se non gustiamo le sue delizie. Mentre il Signore ci dice di rinunciare, di farci da parte, di accettare la parte peggiore, l’ingiustizia. Non possiamo avere “la botte piena e la moglie ubriaca”. L’esperienza che il Signore ci ha dato è quella di combattere contro noi stessi. Molti problemi e malattie sono innescati dal sistema psicofisico. A cosa serve andare a messa con la rabbia verso il fratello? Per colpa nostra tante persone non vanno in chiesa, quando critichiamo gli altri, critichiamo la legge di Dio. La Madonna non ha confidato a Roberto di aumentare le frequentazioni, ma di recuperare e conservare la fede, l’amore tra di noi. Per essere amici di Gesù dobbiamo prendere la nostra croce e seguirlo. L’entusiasmo e la gioia ci portano ad avere la meglio con chi vuole demolirci, non l’offesa e la falsità. È quando veniamo umiliati che vinciamo, solo amando conosceremo una realtà diversa. Che bello se a fine giornata non ci siamo fatti provocare dalle prove della vita. Il pasticciere quando lo rifiutiamo non ci gira più intorno, ci abbandona, perché sa che è tempo perso. Ma quando non sappiamo dire di no, ce ne fa vedere di tutti i colori. Quando non resistiamo al male e diciamo che il nostro nemico è più forte, da che parte stiamo? Come possiamo essere impauriti se stiamo dalla parte di Colui che ha il potere di qualsiasi cosa? Questo non vuol dire che non dobbiamo essere prudenti. Se preghiamo Dio dobbiamo avere più coraggio e desiderio di amare. IL TESTIMONE SCOMODO L’intento di ogni popolo è sempre stato quello di liberarsi di un testimone scomodo, Dio. Quando si parla in nome di Dio, chissà il perché tutti si irritano, diventano come “istrici”. È sempre stato elemento di discussione, di contrarietà, di accuse e di condanna in ogni ambito della società. Parlando di Dio quasi viene il disgusto. Si parla di ogni argomento ma si esclude a priori Dio. I cristiani non mettono in discussione le altre teorie, perché avviene il contrario? Siamo diventati così fragili e ingenui che non sappiamo più a quale categoria apparteniamo. Crediamo che Dio ha creato tutto e che nulla va modificato della sua Parola? Come possiamo escluderlo o metterlo in seconda linea? Sappiamo cosa vuol dire essere cristiani? Se non c’è amore non c’è Dio nelle nostre case e non siamo meglio di chi non va in chiesa. Cerchiamo di capire chi vogliamo essere e da che parte vogliamo stare. La Lettera a Diogneto ci fa capire che la qualità di vita del cristiano non è paragonabile a nessun’altra religione. Qui è presente una scuola di vita, non di regole, di decreti o di quantitativi di preghiere. Queste devono venire in un modo spontaneo, non perché ci si sente obbligati. Cosa intendiamo dire quando diciamo che bisogna andare in chiesa, se siamo lontani dalla caratteristica umana e manchiamo del necessario per fortificare la nostra vita? Perché vogliamo imporre preghiere e frequentazioni? Nella vita c’è il bene e il male, l’amore e l’odio, il saporito e l’insipido, la luce e le tenebre. Noi chi siamo? Se non amiamo siamo più propensi alla polemica e a malignare, cioè all’odio. A cosa serve confondere quelli che sono già confusi, dando delle indicazioni che lasciano il tempo che trovano? Dio lo si conosce nell’amore non nei ragionamenti. Ci conviene perdere tanto tempo? Mettere in discussione la Chiesa significa mettere in discussione la Santissima Trinità. Chi prega non deve sentirsi in diritto di giudicare e criticare, lo spirito del discernimento non è escludere quelli che condanniamo ma di andare a raccogliere la pecorella smarrita. I cristiani nel mondo (dalla Lettera a Diogneto, autore anonimo del II secolo d.C.) I cristiani non si differenziano dagli altri uomini per territorio, per il modo di parlare, per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno dei bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non è loro permesso di abbandonarlo”.

Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul

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