Il
male
comune
che
dobbiamo
vincere
oggi
nel
mondo
è
la
malizia.
Una
persona
che
non
conosce
la
malizia,
un
bambino
innocente,
mai
malignerà
sul
comportamento
di
un
altro,
mentre
chi
conosce
la
malizia
è
malevolo
con
gli
altri,
perché
ha
avuto
il
contatto
con
il
peccato,
magari
tanto
tempo
fa.
Siamo
maliziosi
perchè
abbiamo
“toccato
la
mela”
come
Eva,
purtroppo,
e
si
ripercuote
sul
nostro
cammino.
Il
peccato
ci
rende
disonesti,
ci
fa
malignare
su
tutte
le
opere
del
nostro
prossimo,
ci
fa
sparlare
gli
uni
verso
gli
altri.
Non
ci
perdoniamo
scambievolmente
perché
siamo
contagiati
da
quella
malizia
che
è
sorella
intima
e
gemella
della
malignità
del
demonio!
Se
fossimo
puri,
non
vedremmo
solo
i
punti
oscuri
degli
altri,
ma
avremmo
fiducia
gli
uni
degli
altri.
Certo
qualche
buon
consiglio
ci
sta,
per
metterci
in
guardia
dai
pericoli,
ma
è
mai
possibile
che
nel
mondo
tutti
ci
"fregano"
e
non
possiamo
fidarci
di
nessuno?
Ecco
svelato
l'inghippo,
la
trama
malefica
che
impedisce
di
crescere,
di
diventare
servi
specializzati
del
Signore:
i
cristiani
si
annullano
a
vicenda
perché
non
sono
benevoli
gli
uni
verso
gli
altri,
vedono
il
male
nel
prossimo
anche
quando
nessuno
vuole
ingannarli.
C'è
ancora
spazio
per
migliorare,
per
apprendere,
per
interiorizzare.
Non
sentiamoci
al
sicuro
solo
perché
preghiamo
e
andiamo
a
messa,
perché
abbiamo
tutti
dei
rami
con
la
malizia,
che
origina
in
modo
malevolo
e
maligno
tutti
i
nostri
discorsi.
Pieni
di
questi
difetti,
come
possiamo
pretendere
la
grazia
che
il
Signore
vuole
concederci?
Se
non
riusciamo
ad
essere
lo
Spirito
buono,
lavoriamo
per
lo
Spirito
cattivo,
non
c'è
un
compromesso
tra
di
loro!
Non
vengono
da
Dio
malizia,
dubbio
e
malignità.
Anche
se
ci
dispiace,
questa
è
la
verità.
Scuotiamoci!
Diventiamo
irreprensibili
e
benevoli
gli
uni
verso
gli
altri.
Combattiamo
la
nostra
vera
battaglia
che
è
quella
contro
noi
stessi,
le
nostre
abitudini,
le
nostre
convinzioni;
il
mondo
lasciamolo
andare
come
va
che
non
lo
cambiamo
più.
Non
commentiamo
e
non
dubitiamo
di
queste
confidenze,
che
sono
opera
di
Dio,
altrimenti
cominciamo
a
metterci
malizia,
poiché
nessuno
può
garantirci
che non lo siano.
NON DIRE: RISPETTO A PRIMA SONO CRESCIUTO
Sentiamoci
coinvolti
in
queste
raccomandazioni,
perché
non
possiamo
quantificare
quanto
siamo
cresciuti:
devono
essere
gli
altri
che
vedono
la
differenza
in
noi.
Quando
noi
diciamo:
“rispetto
a
prima
sono
cresciuto”
,
pecchiamo
di
superbia,
non
sappiamo
se
invece
di
andare
avanti
siamo
tornati
indietro.
Mentalmente
saremo
andati
avanti,
ma
davanti
agli
occhi
del
Signore
può
anche
non
essere
così.
Bisogna
vedere
il
nostro
cuore,
in
che
misura
è
aumentato
il
desiderio
di
amare,
di
aprirsi,
di
essere
disponibile.
Mai
uno
deve
dire:
"Adesso
che
vado
in
chiesa,
sono
migliorato
rispetto
a
prima
che
non
pregavo”
:
è
una
dimostrazione
di
presunzione,
di
arroganza
e
di
superbia,
sentimenti
che
non
vengono
da
Dio.
Siamo
autentici
quando
non
pensiamo
di
esserlo,
ecco
perché
i
santi
quando
dialogavano
con
qualcuno
che
gli
diceva
che
avevano
fatto
un
salto
di
qualità,
rispondevano:
"Come,
io
che
sono
il
peccatore
più
incallito
che
c'è
?”.
I
santi,
che
erano
santi
veramente,
quando
venivano
riveriti
si
sentivano
i
più
grandi
peccatori,
e
noi
ci
sentiamo
i
più
santi
quando
siamo
i
primi
peccatori?
Stiamo
molto
attenti,
perché
se
non
ci
servono
questi
passaggi
da
esempio,
bisogna
veramente
ritornare
alle
origini
per
dare
valore
alle
nostre
preghiere.
Non
è
per
penalizzarci,
ma
non
dobbiamo
avere
paura
della
verità.
Anche
San
Francesco
aveva
detto
a
Fra
Leone
di
dirgli
che
era
il
più
grande
peccatore
sulla
terra.....
Uno
che
pensa
di
essere
santo
è
un
peccatore.
Chi
si
avvicina
alla
santità
si
sente
così
indegno
che
non
ha
neanche
il
coraggio
di
dirlo.
Non
dobbiamo
recitare
una
parte
che
non
è
nostra,
ma
capire
se
siamo
rivestiti
in
un
modo
giusto,
di
umiltà,
carità,
mansuetudine,
pazienza,
bontà,
mitezza,
se
sappiamo
perdonandoci
scambievolmente...
NON DIFFONDIAMO LA NOSTRA IMMAGINAZIONE
Ma
stiamo
attenti:
non
cambiamo
mai
la
nostra
rettitudine
per
le
rivelazioni
private,
soffermiamoci
solo
sul
Vangelo.
Alleniamoci
alla
parola
del
Signore,
riprendiamo
a
leggere
il
libro
del
Siracide
e
le
Regole
dei
figli
del
Silenzio.
Il
Signore
ci
concederà
la
sapienza
se
dimostreremo
di
amarlo.
Ma
prima
dobbiamo
capire
se
siamo
sobri,
equilibrati
e
se
stiamo
dicendo
le
cose
che
servono
al
Signore,
perché
di
ogni
parola
infondata,
renderemo
conto
nel
giorno
del
giudizio.
Se
non
sapremo
gestire
con
oculatezza,
attenzione
e
rispetto
la
parola
del
Signore,
non
avremo
la
sua
sapienza,
ma
saremo
soli
illusi
di
averla
e
continueremo
a
commettere
errori
su
errori,
perché
andremo
a
diffondere
il
nostro istinto e la nostra immaginazione.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
La malizia
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