Un deserto sul Misma
Ci
sono
due
difetti
che
tutte
le
generazioni
hanno
portato
con
sé
e
che
il
Signore,
dall'antico
testamento,
si
aspetta
che
vengano
vinti:
l'egoismo
e
la
mancanza
di
umiltà.
Questi
difetti
impediscono
all'uomo
di
abbandonarsi
a
Dio
e
di
essere
obbediente
ai
suoi
comandamenti.
Sono
talmente
radicati
in
noi
che
non
riusciamo
neanche
a
scuoterli.
L’egoismo
porta
alla
disobbedienza,
alla
mancanza
di
umiltà,
alla
schiavitù;
è
l’origine
di
tutti
i
peccati.
Perché,
in
generale,
non
abbiamo
mai
vinto
né
indebolito
queste
due
lacune,
che
ci
hanno
procurato
i
castighi
di
Dio?
Perché
non
ammettiamo
di
averle,
che
è
il
primo
passo
per
combatterle?
Essere
egoista
significa
desiderare
che
il
Signore
ci
conceda
di
realizzare
quello
che
ci
sta
a
cuore.
E
se
non
fosse
questo
che
il
Signore
ci
chiede?
C'è
una
parte
di
egoismo
in
noi
che
prevale,
che
ci
fa
muovere
verso
ciò
che
consideriamo
la
cosa
migliore
al
mondo.
Ma
è
così
difficile
lavorare
su
di
noi?
Perché
perdiamo
tanto
tempo
cercando
di
convertire
gli
altri?
E
se
fossero
meglio
di
noi,
pur
non
andando
in
chiesa?
La
legge
di
Dio
non
è
la
nostra
legge.
Il
Signore
concede
i
tempi
a
tutti,
anche
a
coloro
che,
per
abitudini
sbagliate,
hanno
deviato
dalla
retta
via.
L'egoismo
e
la
mancanza
di
umiltà
portano
l'uomo
a
non
ricevere
più
il
beneficio
della
grazia
di
Dio,
molto
prodiga
di
sapienza,
saggezza,
luce,
bontà,
mansuetudine
e
gioia.
Con
questi
sentimenti
non
ci
importerebbe
più
niente
di
quelli
che
ci
fanno
un'ingiustizia,
non
avremmo
desideri
di
vendetta.
Umiltà
è
sinonimo
di
semplicità,
non
di
grandezza
materiale.
E’
stata
la
virtù
che
Dio
ha
apprezzato
di
più
in
Maria
Santissima
e
nei
Santi,
coloro
che
avevano
rimosso
l’egoismo.
Questa
è
la
differenza
che
può
capovolgere
la
nostra
situazione.
Non
dobbiamo
essere
masochisti
e
continuare
a
batterci
il
petto
come
peccatori
quando
abbiamo
un
rimorso
di
coscienza,
perché
il
Signore
ci
dà
anche
la
sua
misericordia
e
può
essere
egoismo
anche
non
accettare
la
sua
misericordia
quando
siamo
stati
perdonati.
Cerchiamo
piuttosto
di
non
trovarci
più
in
quelle
situazioni.
Dio
si
aspetta
che
lo
amiamo
al
di
sopra
di
tutte
le
cose,
ma
non
in
modo
fanatico.
L'egoismo,
che
è
sinonimo
di
egocentrismo,
è
una
realtà
che
contiene
gli
elementi
più
negativi
che
abbiamo
in
noi,
che
distruggono
la
parte
spirituale
senza
che
ce
ne
rendiamo
conto.
Ci
toglie
tutta
la
conoscenza
della
lode
e
del
ringraziamento
verso
Dio,
perché
pensiamo
che
tutto
ci
sia
dovuto.
Chi
di
noi
non
prega
mettendo
una
percentuale
di
intenzione
per
sé?
Amiamo
con
la
bocca
ma
non
col
cuore,
perché
non
c'è
posto
in
noi
per
altri
sentimenti.
Ecco
perché
la
Madonna
ci
parla
della
bontà,
di
addolcire
i
cuori
che
sono
duri
come
pietre.
Possiamo
pregare
per
rimuovere
questo
handicap
che
nessuna
generazione
ha
vinto.
Dio
ci
lascia
questi
difetti
perché
siamo
in
grado
di
eliminarli,
non
è
una
nostra
malformazione
fisica
che
non
possiamo
togliere.
E
non
diciamo
che
non
è
possibile,
perché
dipende
proprio
da
noi;
dobbiamo
soltanto
creare
i
presupposti,
la
base,
poi
per
fare
tutto
ci
penserà
il
Signore, come ha fatto nella moltiplicazione dei pani e dei pesci.
PARTECIPARE O VIVERE ?
Noi
non
siamo
ancora
nella
condizione
di
vivere
la
parola
di
Dio,
perché
andiamo
alla
Santa
messa
per
partecipare
ad
una
funzione,
non
per
viverla.
Partecipiamo
agli
incontri
di
preghiera
perché
ci
è
stato
detto
di
farlo
e
c'è
un
programma
da
seguire,
ma
non
viviamo
quei
momenti
come
quando
siamo
stati
innamorati.
C'è
una
grande
differenza
di
stimolo
e
di
interesse
andare
ad
un
incontro
con
una
persona
qualunque
o
con
una
che
desideriamo
ardentemente.
Se
invece
di
partecipare,
vivessimo
gli
incontri
con
il
Signore
col
cuore
che
trabocca
d’amore,
lo
metteremmo
in
condizione
di
intervenire
su
di
noi
e
il
male
farebbe
fatica
a
farci
cadere
nelle
sue
trappole,
saremmo
più
benevoli
verso
gli
altri.
Ritroviamo
l'equilibrio,
altrimenti
diventa
tutta
una
partecipazione
e
non
ci
avvicineremo
mai
alla
perfezione
spirituale;
non
è
sbagliato
quello
che
abbiamo
fatto
finora,
però
è
giunto
il
momento
di
crescere,
di
non
rimanere
sempre
in
prima
elementare,
perché
il
Signore
ha
in
animo
di
premiarci
per
farci
scoppiare
di
gioia.
Nel
mese
di
maggio
1989
il
Signore
ha
fatto
provare
per
una
settimana
la
sua
grazia
a
Roberto:
era
così
forte
il
sentimento
di
gioia
che
fuoriusciva
da
lui
che
non
pensava
per
se
stesso,
ma
si
dispiaceva
solamente
nel
vedere
gli
altri
che
sbagliavano
e
il
peggiore
era
visto
come
il
migliore.
Gli
sembrava
di
volare,
tanto
si
sentiva
leggero.
Dovremmo
amare
di
più
coloro
che
ci
fanno
soffrire
perché
ci
fanno
m
eritare
la
grazia
del
Signore
e
lavorare
su
questi
due
difetti
per
conoscere
la
diversità
tra
il
partecipare
e il vivere, tra un modo di comportarsi e l'altro.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
I due difetti
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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